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Mario Corte
CITAZIONI
François
Pag.
23
Era
un uomo con una parrucca di capelli grigi lunghi e arricciati, un nasone
dritto, con una protuberanza sulla punta, che sembrava fatto apposta per
metterci sopra gli occhiali - anche se quel tipo non li portava - e delle
labbra sottili atteggiate a un sorriso che era insieme sereno e ironico.
Anche questo, come aveva fatto il moschettiere, gli parlò in italiano.
Aveva un leggero accento straniero, ma parlava fluentemente.
“Buongiorno. Io mi chiamo François.”
“Io Michelino.”
L’uomo si mise a ridere, poi disse:
“Sì, sì, questo lo sapevo. Allora, come ti trovi sulla Terra?”
“Bene.”
“Hai molti doni, lo sapevi?”
Michelino non rispose. Allora lo straniero andò avanti.
“Sarai molto bramato, per questo, ma anche invidiato, e quindi
odiato.”
Anche stavolta il bambino non seppe cosa dire.
“La concatenazione di eventi di questo universo ti porterà in qualche
brutto corridoio. Purtroppo questo è certo. Contrariamente a quel che
pensa qualcuno, questo non è il migliore dei mondi possibili. Ma vedrai
che ne uscirai. Solo gli stupidi non sanno distinguere tra gli eventi. Ma
tu ci riuscirai, e ne uscirai più forte.”
A Michelino questa parve una cosa gentile e allora disse:
“Grazie”.
“De rien. Ma ora ascoltami bene: devi sapere che ci
sono cose inevitabili, certe, irrimediabili. Ma gli stupidi - che sono
tanti, credimi - invece di intervenire sulle altre, quelle che si
piegherebbero facilmente al loro volere, cercano di cambiare proprio
queste cose inevitabili. Così, smontano pezzo per pezzo la loro vita e
quella degli altri. Bene: tu non fare come loro. Accetta le cose
inevitabili, anche se sono brutte. Le
vie della Provvidenza sono ignote. Tu lasciati portare dalla corrente. Lei sa dove va. Poi, in modo inatteso,
ti sarà mandato qualcuno che cambierà il tuo destino.»
Michelino
ascoltò attentamente, poi, con una compostezza quasi solenne, rispose:
“... Va bene.”
Pag.
186
Come
se emergessero dalle profondità di un oceano escluso da ogni rotta e
assente da ogni mappa, improvvisamente si ricordò delle ultime parole che
gli aveva detto François alla fontana, subito dopo il suo ritorno a casa
dalla clinica:
“Ci sono violenze che non si possono raccontare perché nessuno sarebbe
disposto a crederci, neanche i nemici di chi le ha compiute. La gente non
è pronta ad aprire la porta a certe cose, e preferisce immaginare che sia
bugiardo chi le dice piuttosto che accettarle come reali. E allora chi è
stato costretto a subire una violenza senza poterla raccontare, la accetta
come parte della natura, e si adatta a nutrirsi della sua stessa
afflizione, imparando un modo nuovo di comunicare con gli altri, di
muoversi, di respirare, di stare al mondo. Altrimenti come potrebbe andare
avanti? Se quella persona è un bambino, troverà pace solo stringendo un
triste accordo con il mondo dei grandi, non perché loro abbiano ragione,
ma perché sono grandi, e i grandi sono potenti, sia quelli che gli hanno
fatto male sia quelli che avrebbero dovuto difenderlo e invece non si sono
accorti di niente. Ma non devi preoccuparti: è tutto normale. Quello che
è ti successo devi accettarlo, ma senza piegarti dentro. Un giorno la
paura finirà: quello sarà il tuo premio. Io e gli altri della fontana
siamo qui per questo: per aiutarti a non piegarti dentro. Non stupirti se
siamo così diversi tra noi: non importa se abbiamo la faccia di gente
vissuta realmente sulla terra in un altro tempo o di figure mitiche
appartenenti alle più diverse religioni, se abbiamo un aspetto umano o se
invece abbiamo le ali, o otto braccia, o la faccia blu. L’importante è
che abbiamo tutti la stessa opinione su di te. Se non avessi troppa fretta
di diventare grande, potresti ricevere altre visite di filosofi, di eroi,
di saggi, o magari di Wakan Tanka, di Buddha, e persino di Gesù. E tutti
ti direbbero la stessa cosa: non piegarti dentro”.
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